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Microsoft apre al passato con il BASIC per 6502, rendendo disponibile un frammento fondamentale della storia dell'informatica a tutti gli appassionati e sviluppatori. Nel frattempo, la Cassazione tutela la privacy dei lavoratori stabilendo che lâemail aziendale rimane personale e inviolabile, anche se archiviata su server aziendali. Nel mondo della tecnologia globale, Google affronta una maxi multa da 2,95 miliardi in Europa per abuso di posizione dominante nella pubblicitĂ digitale, ma riesce a sospendere la sanzione a causa di pressioni internazionali e recenti vittorie legali negli Stati Uniti. Infine, un omaggio ai Padri Fondatori della Cultura Hacker, come Richard Greenblatt e Bill Gosper, pionieri dellâinnovazione al MIT che hanno plasmato la tecnologia moderna.
/open source
Microsoft rende open source il BASIC per 6502: un pezzo di storia dellâinformatica a disposizione di tutti
Microsoft ha compiuto un passo importante nel preservare la storia dellâinformatica rendendo open source il codice sorgente del suo interprete BASIC per il processore MOS 6502, un software storico che risale agli anni â70. Questo interprete, noto come BASIC M6502 8K Versione 1.1, rappresenta una pietra miliare nello sviluppo della programmazione per computer personali degli albori, essendo stato scritto nel 1976 da Bill Gates e Ric Weiland. Il rilascio del codice sotto una licenza open source MIT offre oggi a programmatori, studiosi e appassionati lâopportunitĂ di esplorare da vicino uno dei primi software che ha contribuito a democratizzare lâaccesso alla programmazione su piattaforme iconiche come Commodore PET, VIC-20, Commodore 64 e Apple II, questâultimo noto come Applesoft BASIC.
Il BASIC per 6502 si sviluppò come un adattamento del primo prodotto Microsoft, lâAltair BASIC, creato da Gates e Paul Allen nel 1975 per il computer Altair 8800. Quando il processore MOS 6502, apprezzato per la sua efficienza e costo contenuto, dominò il mercato dei computer domestici, Microsoft adeguò il proprio interprete BASIC a questo nuovo standard. Il 6502 alimentò alcuni tra i sistemi piĂš importanti dellâepoca, come Apple II, Atari 2600 e Nintendo Entertainment System, segnando unâera cruciale per i dispositivi a 8 bit.
Il codice, datato 1978, includeva significativi miglioramenti, come un sistema di garbage collection sviluppato in collaborazione con John Feagans di Commodore, dando vita alla versione nota come BASIC V2 per il Commodore PET. Composto da quasi 7.000 righe di assembly 6502, il codice sorgente implementava un interprete completo con funzionalitĂ avanzate per il tempo: tokenizer, parser, editor di righe, supporto allâaritmetica a virgola mobile, gestione di stringhe dinamiche, array, funzioni matematiche, primitive di input/output e gestione della memoria. La natura modulare del software permetteva di adattarlo a varie piattaforme OEM tramite direttive di compilazione condizionale, favorendo la portabilitĂ su sistemi come Commodore, Apple II e altri.
Un aspetto curioso del codice sono gli easter egg intenzionalmente inseriti dagli sviluppatori, come il messaggio nascosto âMICROSOFT!â codificato in PETSCII e le label STORDO e STORD0, confermando un approccio creativo alla programmazione in unâepoca di risorse limitate. Questo rilascio open source segue la recente tendenza di Microsoft di rendere pubblici software storici come GW-BASIC, MS-DOS 4.0 e Altair BASIC, consolidando la volontĂ di preservare e condividere il patrimonio tecnologico.
La comunitĂ del retrocomputing ha accolto con entusiasmo questa iniziativa, vedendola come unâoccasione preziosa per esplorare, emulare e comprendere un software che ha segnato lâevoluzione dei computer personali e della programmazione. Questa apertura contribuisce a mantenere viva la memoria tecnologica e stimola ulteriori progetti di innovazione culturale e didattica nel campo dellâinformatica.
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/protezione dei dati personali
La Cassazione conferma: lâemail del lavoratore è personale e inviolabile anche su server aziendale
La Corte di Cassazione italiana ha stabilito con la sentenza n. 24204 del 29 agosto 2025 un principio fondamentale in materia di privacy sul lavoro: le e-mail del dipendente sono personali e quindi inviolabili, anche se conservate sui server aziendali. Questa decisione ribalta la precedente sentenza del Tribunale di Milano e conferma quella della Corte di Appello, sottolineando che gli account di posta elettronica dei lavoratori vanno considerati come parte della sfera della âvita privataâ tutelata dall'articolo 8 della Carta dei diritti fondamentali europei. Accedere senza autorizzazione alle caselle e-mail protette da password costituisce reato, configurando sia lâaccesso abusivo a un sistema informatico, sia la violazione della corrispondenza, con il possibile aggiungersi del reato di danneggiamento se ciò causa lâinutilizzabilitĂ della posta.
La vicenda nasce da una controversia legale iniziata quando un datore di lavoro, sospettando alcuni ex dipendenti di concorrenza sleale e inosservanza dei doveri di fedeltĂ , aveva ottenuto una sentenza favorevole grazie allâaccesso alle loro caselle di posta elettronica aziendali. Gli ex dipendenti però hanno fatto appello, ottenendo una sentenza favorevole confermata successivamente dalla Cassazione. Secondo i giudici, le comunicazioni personali inviate o ricevute tramite email, anche se avvenute nellâambito lavorativo, godono della stessa protezione della corrispondenza tradizionale, inclusi i messaggi internet o le attivitĂ di navigazione, e non possono essere violate dal datore di lavoro.
La sentenza pone dunque un netto limite allâambito di controllo che il datore di lavoro può esercitare sui propri dipendenti, imponendo un bilanciamento tra le legittime esigenze di controllo aziendale e il diritto fondamentale alla protezione dei dati personali. Il controllo sulle comunicazioni e-mail e sulla navigazione internet dei lavoratori, se effettuato senza il necessario consenso o accordi sindacali, è ritenuto illegittimo, cosĂŹ come la conservazione e categorizzazione di dati personali acquisiti in modo invasivo.
La Corte ribadisce che la tecnologia moderna, come l'email e le chat, rappresenta un'estensione della privacy personale e che la violazione di tale riservatezza attraverso lâaccesso illecito è penalmente perseguibile. Nel conflitto tra diritti costituzionali, la tutela della privacy del lavoratore prevale, mettendo un freno a pratiche di controllo eccessivo da parte delle aziende e tutelando la dignitĂ del dipendente.
Questa decisione rappresenta dunque un punto di riferimento importante per la protezione della privacy nellâambito lavorativo e chiarisce una volta per tutte che i messaggi personali scambiati tramite email, anche se su server aziendali, non possono essere monitorati o utilizzati senza consenso, ponendo fine a interpretazioni che vedevano tali comunicazioni come âcorrispondenza apertaâ.
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/big tech
Maxi multa da 2,95 miliardi all'UE per Google: abuso di posizione dominante nella pubblicitĂ digitale e tensioni internazionali sul futuro delle piattaforme
Google è stata multata dall'Unione europea per una cifra maxi di 2,95 miliardi di euro a causa di violazioni delle normative antitrust. La Commissione europea ha accertato che Google ha abusato della sua posizione dominante nel settore della pubblicità digitale, favorendo i propri servizi pubblicitari a scapito della concorrenza, mantenendo tali pratiche almeno dal 2014. Questa sanzione si inserisce in un quadro di reprimende multiple rivolte al gigante tecnologico, confermando la linea dura dell'UE sul controllo delle piattaforme digitali. Nonostante la multa, Google ha annunciato che farà ricorso, definendo la decisione della Commissione europea come ingiustificata e manifestando preoccupazione per gli effetti che tale scelta potrebbe avere sulle aziende europee coinvolte. L'azienda ha ora 60 giorni per comunicare come intende porre fine a queste pratiche di auto-preferenza, che la Commissione ha evidenziato come dannose per editori, inserzionisti e consumatori. In un contesto di crescenti tensioni internazionali, il caso ha suscitato anche reazioni politiche. Il presidente Donald Trump ha minacciato nuovi dazi contro l'Unione europea, accusando Bruxelles di ottenere ingiustamente ingenti somme da aziende americane come Google. Teresa Ribera, vicepresidente esecutiva dell'UE, ha sottolineato che la decisione dimostra come Google abbia abusato della sua posizione dominante nel mercato pubblicitario digitale, danneggiando vari stakeholder, e ha imposto all'azienda l'obbligo di risolvere i propri conflitti di interesse, pena misure piÚ severe da parte dell'Unione europea.
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Google salva la multa in Europa: sospesa la sanzione antitrust tra pressioni USA e vittoria legale su Chrome negli Stati Uniti
La Commissione Europea ha deciso di sospendere allâultimo minuto una sanzione antitrust contro Google, innescando un acceso dibattito su quanto le pressioni politiche e commerciali, in particolare da parte degli Stati Uniti, possano influenzare le decisioni regolatorie dellâUnione Europea. Lâindagine, avviata nel 2021, riguardava un presunto conflitto di interessi di Google, che opera sia sul lato dellâacquisto sia su quello della vendita degli spazi pubblicitari online. Bruxelles sospettava che Google avesse favorito i propri servizi pubblicitari a scapito dei concorrenti e degli editori, con la possibilitĂ per la Commissione di imporre una multa severa e potenzialmente richiedere a Google la cessione di parti della sua attivitĂ .
La sospensione della sanzione è stata decisa dopo un weekend di intense trattative diplomatiche. Il commissario europeo per il commercio MaroĹĄ Ĺ efÄoviÄ ha messo in discussione la decisione della commissaria alla concorrenza Teresa Ribera, pronta ad annunciare la multa, mentre il Dipartimento di Giustizia statunitense ha chiesto ufficialmente un rinvio, anche se vuole tenere separate le questioni antitrust dalle negoziazioni commerciali. Questa mossa è stata interpretata come un tentativo di evitare ritorsioni da parte degli Stati Uniti, in un periodo delicato per le relazioni transatlantiche, vista anche la recente intesa commerciale che prevede la riduzione dei dazi statunitensi sulle auto europee.
Il caso Google evidenzia lâambivalenza tra esigenze di garantire una concorrenza equa e il contesto geopolitico che spinge Bruxelles a moderare le sue scelte per non compromettere rapporti con un partner chiave come gli USA. La Commissione per la Concorrenza tedesca ha criticato duramente la sospensione, definendola un ÂŤprecedente allarmante per lâindipendenza dellâapplicazione del diritto antitrust europeoÂť, mentre lâopinione di esperti evidenzia come la subordinazione politica limiti lâefficacia dellâAutoritĂ garante europea.
Sul fronte legale statunitense, Google ha ottenuto una significativa vittoria: un giudice federale, Amit Mehta, ha respinto la richiesta del Dipartimento di Giustizia di smembrare lâazienda, evitando di costringere la compagnia a cedere proprietĂ chiave come il sistema operativo Android e il browser Chrome. La sentenza evita cosĂŹ lo âspezzatinoâ che avrebbe potuto cambiare radicalmente lâassetto di Big G, pur imponendo modifiche significative alle sue pratiche, tra cui la condivisione dei dati con i concorrenti e il divieto di contratti esclusivi che limitano la concorrenza.
La decisione ha avuto effetti positivi anche sul mercato azionario, con un rialzo dellâ8% delle azioni Google. Nonostante ciò, il colosso tecnologico ha giĂ annunciato lâintenzione di fare ricorso, segnalando che la battaglia legale è tuttâaltro che conclusa. Lâesito rappresenta un momento cruciale per il futuro delle regolamentazioni sulle Big Tech, in bilico tra tutela della concorrenza e pressioni geopolitiche.
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/cultura digitale
I Padri Fondatori della Cultura Hacker: Richard Greenblatt, Bill Gosper e lâInnovazione Tecnologica del MIT
La cultura hacker ha le sue radici profonde grazie a due figure emblematiche: lâinformatico Richard Greenblatt e il matematico Bill Gosper, entrambi del prestigioso Massachusetts Institute of Technology (MIT). Il tutto ebbe inizio nel leggendario Tech Model Railroad Club (TMRC) del MIT, un ambiente che ha rappresentato un vero e proprio crogiolo di innovazione tecnologica e sperimentazione. Greenblatt, nato il 25 dicembre 1944 a Portland, Oregon, mostrò fin da piccolo unâinclinazione speciale per la tecnologia, passando dallâanalisi e smontaggio di apparecchi elettronici allâautocostruzione di amplificatori, modulatori e persino una macchina fotografica rudimentale.
Entrato al MIT nellâautunno del 1962, Greenblatt si unĂŹ al TMRC durante il suo secondo anno, affiancando Gosper e altri pionieri con cui diventò uno dei âpadri fondatoriâ della comunitĂ hacker. All'inizio degli anni â60, il TMRC aveva accesso a grandi computer come lâIBM 709 "The Hulking Giant" e il piĂš efficiente TX-O, favorito per la sua modernitĂ tecnologica. Successivamente, il club adottò un computer molto innovativo per lâepoca, il PDP-1, donato dalla Digital Equipment Corporation (DEC), dotato di monitor e telescrivente, meraviglia degli studenti appassionati di programmazione e di giochi come âSpacewar!â. Questi eventi si svolgevano nel famoso Edificio 26, creando atmosfere quasi da fantascienza.
Il costo proibitivo di queste macchine, intorno a 120.000 dollari, limitava fortemente lâaccesso a unâĂŠlite accademica, facendo emergere ancora di piĂš il talento e la passione di questi pionieri. Al TMRC, il programmatore Peter Samson aveva sviluppato un software in Fortran per automatizzare gli scambi nella rete di modellini ferroviari del club, ispirando Greenblatt a scrivere un compilatore Fortran per il PDP-1, inaugurando cosĂŹ la pratica dellâhacking, un metodo empirico di apprendimento tecnologico basato su sperimentazione, errori e correzioni. Questo approccio rivoluzionario ha permesso di accelerare la comprensione e lo sviluppo tecnologico in modi fino ad allora impensabili.
Greenblatt, influenzato dal collega Alan Kotok, entrò nel laboratorio di intelligenza artificiale del MIT, dove sviluppò tra il 1966 e il 1969 il programma di scacchi âMAC Hackâ, marcando unâulteriore pietra miliare nella storia del software. Insieme a Tom Knight, Greenblatt scrisse inoltre un sistema operativo per i computer PDP, chiamato âIncompatible Time Sharingâ. Nel 1979 fondò la Lisp Machines Inc. (LMI), societĂ innovativa che produceva computer specializzati per il linguaggio di programmazione Lisp, dando ulteriore impulso alla cultura hacker nata proprio in quegli anni e luoghi.
Il TMRC era frequentato da molte menti brillanti come Greenblatt, Gosper, Kotok, Samson e Steve Russell, tutti uniti dalla medesima visione: esplorare e comprendere la tecnologia in un modo completamente nuovo, attraverso l'innovazione pratica e continua. Questo spirito e metodo di lavoro diedero vita a quello che oggi conosciamo come il fenomeno dellâhacking, che ha cambiato per sempre il panorama dellâinformatica e della cultura digitale moderna.
Questa aggregazione di talenti e passioni al MIT ha cosĂŹ gettato le basi per la comunitĂ hacker, un movimento fondato su curiositĂ , sperimentazione e condivisione della conoscenza tecnologica, diventando un pilastro fondamentale della rivoluzione digitale contemporanea.
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