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L’Europa prende distanza dalle Big Tech per rafforzare la propria sovranità digitale e proteggere la sicurezza dei dati, puntando su normative e investimenti locali. Nel frattempo, il Digital Trust Index 2025 rileva un calo significativo della fiducia degli utenti nei servizi digitali, lanciando una sfida cruciale alle aziende. Inoltre, la maggioranza silenziosa sui social media esercita un’influenza nascosta ma potente sulle dinamiche online, mentre l’attesa per GPT-5 cresce grazie alle sue promettenti innovazioni nell’intelligenza artificiale.
/sovranità digitale
L'Europa abbandona Big Tech: la nuova frontiera della sovranità digitale e della sicurezza dei dati
L'articolo evidenzia come l'Unione Europea stia adottando una strategia sempre più decisa per ridurre la sua dipendenza dalle grandi aziende tecnologiche americane, segnando una svolta significativa nella governance digitale. Tale approccio mira a rafforzare la sovranità tecnologica europea attraverso l’adozione di regolamentazioni più restrittive e investimenti mirati in infrastrutture digitali locali. La volontà di limitare il potere di colossi come Google, Amazon, Apple, Facebook e Microsoft si basa sulla necessità di proteggere in maniera più efficace la privacy e la sicurezza dei dati degli utenti europei, garantendo nel contempo una maggiore competitività e innovazione nel mercato digitale europeo. L’UE promuove normative come il GDPR e il Digital Services Act, strumenti fondamentali per regolare il trattamento dei dati e controllare le attività delle Big Tech. Inoltre, l'articolo sottolinea come questa strategia rappresenti un modello per il resto del mondo, facendo dell'Europa un punto di riferimento nella gestione della digitalizzazione e nella lotta contro il dominio incontrollato delle multinazionali tecnologiche. Questa politica di distacco dai giganti tecnologici statunitensi, accompagnata da un forte investimento in autonomia tecnologica, mira a creare un ecosistema digitale più sicuro, sostenibile e responsabile, in cui la tutela dei dati personali e la sovranità digitale diventano pilastri fondamentali per il futuro del continente.
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/internet
La maggioranza silenziosa sui social media: un’analisi delle dinamiche nascoste dell’engagement digitale
L’articolo del Il Post approfondisce il fenomeno della cosiddetta “maggioranza silenziosa” sui social media, evidenziando come questa vasta fetta di utenti, pur non partecipando attivamente alle discussioni online, eserciti un’influenza decisiva nel panorama digitale. Contrariamente a ciò che comunemente si pensa, i social network non sono dominati esclusivamente da utenti altamente interattivi e vocali, ma da una maggioranza che preferisce osservare passivamente, limitandosi a leggere, seguire e condividere contenuti senza interagire apertamente. Questa platea silente, pur restando in secondo piano rispetto alla minoranza attiva, contribuisce a modellare le tendenze, la visibilità dei contenuti e, indirettamente, le narrative predominanti grazie all’impatto sugli algoritmi che regolano la diffusione delle informazioni.
Il testo mette in risalto come la presenza predominante di questa maggioranza silenziosa abbia importanti conseguenze sul funzionamento dei social media, influenzando fenomeni quali la polarizzazione, la formazione di bolle informative e la percezione dell’agenda pubblica digitale. La loro scelta implicita di quali contenuti supportare o ignorare può amplificare discorsi specifici o, al contrario, contribuire a farli scomparire, determinando così la dinamica della comunicazione digitale contemporanea. Viene sottolineata inoltre la necessità per aziende, istituzioni e comunicatori di comprendere questa realtà per calibrare meglio le strategie di engagement, puntando su un dialogo più inclusivo, che vada oltre la realtà rumorosa di una minoranza.
In conclusione, la comprensione del ruolo della maggioranza silenziosa rappresenta una chiave essenziale per interpretare correttamente i meccanismi di diffusione e ricezione delle informazioni sui social media, offrendo un quadro più equilibrato e realistico dell’ecosistema digitale attuale.
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/cultura digitale
Digital Trust Index 2025: cala la fiducia degli utenti nei servizi digitali, la sfida per le aziende
Il Digital Trust Index 2025, elaborato da Thales Group, evidenzia un significativo calo della fiducia degli utenti nei servizi digitali, con un effetto che si riflette su molti settori. L’indagine, condotta su oltre 14.000 persone in 14 paesi, rileva che il 19% degli utenti ha subito la violazione dei propri dati nell’ultimo anno, e tra questi l’82% ha abbandonato i brand coinvolti per timore di un cattivo utilizzo delle informazioni personali. Il settore bancario risulta il più affidabile, sebbene tra i più giovani (generazione Z) emerga una forte sfiducia. Solo le organizzazioni governative hanno visto un lieve aumento di fiducia (42%). Settori come media, social media, logistica e automotive ottengono invece punteggi molto bassi, intorno al 3-4%. Gli utenti esprimono un’esigenza crescente di maggiore trasparenza nel trattamento dei dati personali e chiedono procedure più semplici per la condivisione controllata dei dati. Il 64% degli intervistati darebbe maggiore fiducia a brand che adottano sistemi di autenticazione multifattoriale, il 51% è favorevole al riconoscimento biometrico e il 48% accetterebbe l’abbandono delle password tradizionali a favore delle passkey. L'intelligenza artificiale, se gestita responsabilmente, può contribuire a migliorare la sicurezza e la personalizzazione dei servizi digitali, rappresentando una leva per ristabilire la fiducia degli utenti. In sintesi, la ricerca indica che per invertire la tendenza negativa le aziende devono implementare misure avanzate di cybersecurity e rispettare con rigore il diritto alla privacy, facendo della tutela dei dati un elemento centrale della loro cultura d’impresa.
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/intelligenza artificiale
GPT-5: uscita, novità e impatti attesi sull’Intelligenza Artificiale
L'articolo offre un’analisi approfondita sulle anticipazioni relative a GPT-5, il nuovo modello di intelligenza artificiale sviluppato da OpenAI, la cui uscita è attesa con grande interesse da parte del settore tecnologico e scientifico. Secondo le fonti consultate, GPT-5 promette di rappresentare un significativo salto evolutivo rispetto alle versioni precedenti, grazie a miglioramenti sostanziali in termini di capacità di comprensione del linguaggio naturale, contestualizzazione e generazione di risposte ancora più precise e coerenti. Inoltre, il nuovo modello dovrebbe integrare avanzamenti nella gestione dei dati e nell’efficienza computazionale, permettendo così applicazioni più innovative in vari ambiti, dalla ricerca scientifica all’automazione avanzata. Wired sottolinea anche le implicazioni etiche e i dibattiti in corso sull’uso responsabile delle AI di nuova generazione, evidenziando come OpenAI stia lavorando per bilanciare progresso tecnologico e tutela della sicurezza. In sintesi, GPT-5 si presenta come un passo fondamentale per il futuro dell’intelligenza artificiale e delle sue applicazioni nella vita quotidiana e professionale, con potenzialità che potrebbero ridefinire il modo in cui interagiamo con le macchine intelligenti.
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