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La Danimarca ha ritirato la proposta di Chat Control, eliminando l’obbligo di scansione automatica dei messaggi, ma la privacy rimane ancora a rischio. L’euro digitale entrerà in sviluppo accelerato per essere pronto nel 2029, con particolare attenzione alla privacy e ai pagamenti offline, garantendo pagamenti istantanei e senza costi. Intanto, il copyleft continua a rappresentare una forza etica essenziale per difendere il software libero e la condivisione digitale aperta. Negli Stati Uniti, cresce la preoccupazione per i router TP-Link, con possibili divieti per timori di spionaggio cinese dopo il caso TikTok.
/sorveglianza digitale
La Danimarca ritira Chat Control: scansione messaggi volontaria ma la privacy resta a rischio
La Danimarca, che attualmente presiede il Consiglio dell’Unione Europea, ha deciso di abbandonare definitivamente la proposta di legge nota come Chat Control, che prevedeva la scansione obbligatoria dei messaggi degli utenti, compresi quelli protetti dalla crittografia end-to-end, per individuare contenuti pedopornografici. Questo intervento normativo, denominato Child Sexual Abuse Regulation, aveva suscitato molte polemiche per il rischio concreto di creare una sorveglianza di massa. La scansione obbligatoria, infatti, avrebbe imposto ai fornitori di servizi di eseguire controlli direttamente sui dispositivi degli utenti (client-side scanning), una pratica che richiederebbe la disattivazione della crittografia end-to-end e quindi l’introduzione di una backdoor vulnerabile a possibili abusi da parte di cybercriminali o regimi repressivi.
La proposta, che era stata aggiornata nella cosiddetta versione Chat Control 2.0, ha trovato l’opposizione netta soprattutto della Germania, paese chiave nel Consiglio, che ha impedito la votazione prevista a ottobre 2025. In seguito a ciò, il Ministro della Giustizia danese ha annunciato che la scansione obbligatoria non verrà più imposta e che la nuova versione del testo prevede una scansione su base volontaria. I negoziati con il Parlamento europeo stanno riprendendo con l’obiettivo di trovare un accordo entro aprile 2026, termine ultimo previsto dall’attuale schema legale.
Nonostante l’abbandono dell’obbligatorietà , restano però tre criticità fondamentali sollevate da Patrick Breyer del Partito Pirata. Primo, la proposta danese prevede comunque una scansione generalizzata e indiscriminata dei messaggi. Secondo, i minori di 16 anni non potranno scaricare app ritenute potenzialmente pericolose, come le app di messaggistica, ma questa restrizione può essere facilmente aggirata. Terzo, sarà richiesto l’uso di email o account non anonimi, obbligando gli utenti all’identificazione, con rischi evidenti di data leak. Questi aspetti evidenziano come il tema della privacy digitale resti ancora molto delicato.
L’abbandono del regolamento Chat Control è stato accolto con favore dalle associazioni per la tutela della privacy e dei diritti digitali, che hanno sempre denunciato il rischio di una sorveglianza di massa all’interno dell’Unione Europea. Tuttavia, molte organizzazioni impegnate nella lotta agli abusi sui minori lamentano la mancanza di strumenti efficaci per affrontare questi crimini sempre più diffusi online.
Il dibattito sull’equilibrio tra sicurezza pubblica e protezione delle libertà individuali rimane aperto, con l’Unione Europea chiamata a trovare un compromesso che non metta a rischio i principi fondamentali della privacy digitale. L’evoluzione normativa futura dovrà tenere conto di queste tensioni per evitare che il continente diventi un laboratorio di sorveglianza elettronica senza efficaci garanzie democratiche.
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/monete digitali
Euro digitale 2029: fase di sviluppo avviata con attenzione massima a privacy e pagamenti offline
La Banca Centrale Europea ha ufficialmente annunciato il passaggio alla fase di sviluppo del progetto euro digitale, dopo aver portato a termine con successo la fase preparatoria iniziata nel novembre 2023. La decisione, presa dal Consiglio direttivo durante una riunione a Firenze, risponde alla richiesta dei leader europei di accelerare il percorso verso una moneta unica digitale, adatta all’era moderna. È importante sottolineare che l’euro digitale non sarà una criptovaluta né un sostituto del contante, bensì un mezzo di pagamento elettronico emesso direttamente dall’Eurosistema, composto dalla BCE e dalle banche centrali nazionali. Questo progetto punta a garantire un’alternativa pubblica e gratuita ai sistemi di pagamento privati dominati da operatori extraeuropei come Visa, Mastercard e Apple Pay, preservando la sovranità monetaria, la privacy dei cittadini e la resilienza dei pagamenti.
Secondo il cronoprogramma, i primi test pilota e operazioni potrebbero iniziare a metà 2027, nel caso in cui il regolamento europeo sull’euro digitale venga adottato nel 2026 dai co-legislatori. L’intero sistema, sempre secondo fonti interne, sarebbe pronto per una possibile prima emissione tra la primavera e l’estate del 2029, anticipando così i piani iniziali in un contesto di crescente competizione globale sulle valute digitali centrali (CBDC). A differenza degli Stati Uniti, che hanno bloccato lo sviluppo di CBDC pubbliche per timori di sorveglianza, l’Europa ha scelto un approccio complementare che unisce contante e moneta digitale, puntando sull’inclusività e la neutralità tecnologica.
La nuova fase di sviluppo si concentrerà su tre aspetti fondamentali: preparazione infrastrutturale con la realizzazione del sistema e test delle funzionalità essenziali; coinvolgimento del mercato con la partecipazione di fornitori, banche, commercianti e consumatori; e supporto normativo per finalizzare il quadro legislativo. Tra i fornitori selezionati ci sono solo aziende con sede e controllo nello Spazio Economico Europeo, per garantire autonomia strategica e limitare le dipendenze da entità extra-UE.
L’euro digitale sarà accessibile tramite app o card fisiche fornite dalle banche, permettendo pagamenti istantanei e gratuiti per utenti e commercianti, senza commissioni come per il contante. Un elemento distintivo sarà la funzionalità offline, che consentirà di effettuare transazioni anche senza connessione Internet, fondamentale per zone remote o situazioni di emergenza, contribuendo a colmare il divario digitale. I costi stimati per lo sviluppo fino al lancio sono di circa 1,3 miliardi di euro, con costi operativi successivi di 320 milioni annui e ulteriori spese per le banche per integrare i wallet digitali. La privacy viene considerata un pilastro imprescindibile, con protezioni rigorose per i dati personali, limitando tracciabilità e prevedendo un’interfaccia accessibile anche ai più vulnerabili come anziani e persone con bassa alfabetizzazione digitale.
Christine Lagarde ha descritto l’euro digitale come un modo per modernizzare il contante e preparare l’Europa al futuro, mentre Piero Cipollone ha evidenziato l’importanza di garantire i vantaggi del contante anche nell’era digitale, riducendo i costi ai commercianti e favorendo l’innovazione nel sistema dei pagamenti.
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/cultura digitale
Copyleft significato e forza etica per difendere il software libero e la condivisione digitale
Il termine copyleft rappresenta una filosofia giuridica e culturale fondamentale nel mondo del software libero, nata per garantire che i programmi e le opere creative rimangano sempre liberi e accessibili a tutti. A differenza del tradizionale copyright, che limita e controlla la distribuzione e la modifica dei contenuti, il copyleft utilizza i meccanismi legali del copyright per imporre che tutte le versioni derivate di un’opera siano anch’esse rilasciate sotto le stesse libertà . Ciò significa che chiunque distribuisca o modifichi un software o un’opera con licenza copyleft deve farlo mantenendo intatte le libertà di utilizzo, modifica e condivisione per chiunque altro.
Questa concezione nasce dal desiderio di promuovere una collaborazione aperta e la condivisione della conoscenza, contrastando l’approccio restrittivo del copyright tradizionale e incentivando la crescita continua del software libero. Il copyleft tutela quattro libertà fondamentali: l’esecuzione del programma per qualsiasi scopo, la possibilità di studiare e modificare il codice sorgente, la redistribuzione libera delle copie e la possibilità di migliorare e condividere pubblicamente le versioni migliorate. Grazie a queste libertà , il copyleft non solo difende il diritto degli utenti di utilizzare liberamente il software, ma crea anche un ambiente virtuoso nel quale le comunità e gli sviluppatori possono contribuire attivamente e trovare un incentivo a partecipare.
Richard Stallman, pioniere del copyleft e fondatore del progetto GNU, ha dato forma a questa strategia utilizzando la licenza GPL (General Public License), che obbliga a mantenere aperto e libero ogni software derivato. In tal modo, il copyleft impedisce che il software libero venga trasformato in proprietario da terzi che vogliano privatizzarne i vantaggi. Questo metodo ha permesso lo sviluppo di importanti software, molti dei quali non sarebbero esistiti senza la sicurezza offerta dal copyleft.
In ambito legale e culturale, il copyleft è molto più di un contratto: è una forza etica che difende la libertà digitale e la democratizzazione del sapere, rendendo possibile una rapida diffusione e miglioramento continuo delle opere, mantenendone la natura aperta. Oltre al software, oggi il copyleft si applica anche a prodotti culturali di vario tipo, dalle opere letterarie ai video, dalle banche dati alle fotografie, contribuendo a diffondere la cultura della condivisione oltre i confini dell’informatica.
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/tecnologia
Usa valutano il bando dei router TP-Link per timori di spionaggio cinese dopo il caso TikTok
Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti sta valutando la possibilità di mettere al bando i router Wi-Fi prodotti dalla TP-Link Systems, a causa di gravi preoccupazioni legate alla sicurezza nazionale. TP-Link Systems, pur essendo una filiale con sede in California, mantiene legami significativi con la casa madre cinese TP-Link Technologies, sollevando sospetti sul fatto che la Cina potrebbe sfruttare le vulnerabilità di questi dispositivi per accedere alle reti domestiche americane. Questa mossa arriva dopo che gli Stati Uniti hanno appena affrontato questioni di sicurezza riguardanti TikTok, accentuando così il clima di diffidenza tra Washington e Pechino.
La misura, supportata da una dozzina di agenzie federali, è ancora in fase di valutazione e non è certo che verrà attuata immediatamente; il Dipartimento potrebbe decidere di rinviare la decisione o cercare un accordo simile a quello raggiunto per TikTok per salvaguardare gli utenti americani.
La notizia è stata riportata da fonti del Washington Post, che hanno ascoltato funzionari anonimi al corrente della situazione. TP-Link Systems si è difesa dichiarando di essere un’azienda americana impegnata a fornire prodotti di alta qualità e sicurezza agli utenti, aggiungendo che le misure proposte per risolvere le preoccupazioni, come la trasparenza con il governo e investimenti nella sicurezza informatica, sono state suggerite già da tempo. Tuttavia, il governo degli Stati Uniti continua a nutrire dubbi sull’effettivo distacco della filiale californiana dalla casa madre cinese, temendo un’influenza nascosta che metterebbe a rischio una consistente fetta del mercato americano dei router, dove TP-Link detiene tra il 35% e il 50% delle vendite.
Questo nuovo caso evidenzia come le tensioni tra Stati Uniti e Cina non si limitino più al social network TikTok, ma si estendano anche ad altri settori tecnologici strategici. La questione riflette il timore di Washington che Pechino possa utilizzare apparecchi di rete per infiltrarsi nelle infrastrutture domestiche americane, complicando ulteriormente i rapporti commerciali e tecnologici tra le due superpotenze. Mentre l’amministrazione americana valuta la possibilità di un divieto, la partita è aperta tra sicurezza nazionale e interessi commerciali in un contesto di crescente rivalità geopolitica.
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