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Nel panorama digitale in rapida evoluzione, OpenAI lancia Atlas, un browser AI di nuova generazione che promette di cambiare radicalmente la navigazione web, sfidando giganti come Chrome con investimenti da 650 miliardi. Nel frattempo, la sovranità digitale europea si rafforza con l’adozione di app alternative europee che garantiscono maggiore privacy, sicurezza e autonomia tecnologica. Sul fronte dei sistemi operativi, l’affascinante ritorno di Commodore OS Vision 3.0 offre agli utenti che abbandonano Windows 10 un ambiente Linux retro-futuristico, gratuito e ricco di oltre 200 giochi, ridando vita anche a PC datati. Intanto, Wikipedia affronta una crisi storica, con un calo del traffico umano dovuto all’IA che mette a rischio la visibilità e la sostenibilità della più grande enciclopedia libera del mondo, lanciando un allarme importante sulla sfida per mantenere viva la conoscenza libera e collaborativa.
/open source
Commodore OS Vision 3.0: il sistema Linux retro-futuristico per chi abbandona Windows 10
Commodore, storico marchio dell’informatica anni ‘80, torna protagonista nel mondo dei sistemi operativi con la release di Commodore OS Vision 3.0, un sistema operativo gratuito basato su Linux Debian, pensato come alternativa per chi non vuole o non può passare a Windows 11 alla fine del supporto a Windows 10. Questo OS si distingue per una combinazione unica di estetica retro-futuristica, ispirata ai celebri Commodore 64 e Amiga, e un cuore tecnologico moderno che supporta hardware attuale con driver aggiornati.
La versione 3.0 di OS Vision si rivolge a un pubblico specifico di utenti che cercano un ambiente semplice da usare, leggero e rispettoso della privacy, privo di pubblicità invasive, tracciamenti e telemetria come quelli presenti in molti sistemi operativi commerciali. Per rafforzare il richiamo nostalgico, il sistema include oltre 200 giochi preinstallati, tra titoli classici Commodore e giochi open source per Linux, oltre a un interprete BASIC moderno, raggiungendo un peso di circa 35 GB per l’immagine ISO scaricabile.
Il rilancio di Commodore è supportato da una comunità di sviluppatori e appassionati, che insieme a figure storiche del marchio come Leonard Tramiel, Bill Herd e David Pleasance, punta a offrire soluzioni tecnologiche che «ci servano, non che ci schiavizzino». OS Vision 3.0 non compete direttamente con grandi distribuzioni Linux generaliste, ma si posiziona come una scelta radicale e alternativa per mantenere vivo il PC senza licenze a pagamento o obblighi imposti da software commerciali.
La campagna di promozione, caratterizzata da un tono provocatorio, invita gli utenti a «salvare il proprio PC» e a «disintossicarsi dal digitale», sottolineando la volontà di distanziarsi dalle politiche di raccolta dati e controllo tipiche dei sistemi operativi maggiori come Microsoft Windows. L’installazione è possibile anche su macchine più datate o che non soddisfano i requisiti di Windows 11, offrendo una nuova vita a hardware considerato obsoleto.
In conclusione, Commodore OS Vision 3.0 rappresenta una proposta concreta per gli utenti alla ricerca di un sistema operativo che coniughi innovazione, estetica vintage e rispetto della privacy, rispondendo a una crescente domanda di soluzioni tecnologiche che mettano al centro il controllo dell’utente e la trasparenza, in controtendenza rispetto alle tendenze dominanti del mercato.
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/intelligenza artificiale
Wikipedia a rischio invisibilità: il calo del traffico umano causato dall’IA e la sfida per la conoscenza libera
Wikipedia sta vivendo un momento critico segnato da un calo significativo di traffico umano, pari all’8% nel 2025 rispetto all’anno precedente. Questo fenomeno, evidenziato dalla Wikimedia Foundation, è principalmente attribuibile all’espansione dell’intelligenza artificiale generativa e all’uso crescente di social media come TikTok e YouTube per reperire informazioni, oltre all’impatto dei motori di ricerca che mostrano risposte sintetiche direttamente nelle pagine dei risultati. Gli utenti, sempre più abituati a ottenere risposte “pronte all’uso” da chatbot o da snippet in cima ai motori di ricerca, visitano meno spesso Wikipedia, compromettendo così la visibilità dell’enciclopedia più grande al mondo.
La riduzione delle visite dirette si traduce in conseguenze gravi per la piattaforma: meno traffico significa meno volontari dedicati all’aggiornamento continuo dei contenuti e una riduzione delle donazioni, elementi essenziali per la sostenibilità e la qualità di Wikipedia. Un ulteriore problema è stato riscontrato nella natura stessa del traffico, con una parte rilevante delle visite inizialmente conteggiate come umane rivelatasi generata da bot sofisticati, soprattutto in alcune aree come il Brasile. Dopo un aggiornamento dei sistemi di rilevamento, queste visite sono state escluse, confermando il calo reale della fruizione umana.
Paradossalmente, Wikipedia è uno degli asset fondamentali utilizzati nei dataset per addestrare modelli di intelligenza artificiale come quelli di OpenAI e Meta, ma mentre l’IA si alimenta di questa conoscenza, la piattaforma vede diminuire il proprio pubblico. La Wikimedia Foundation ha esplorato l’idea di integrare all’interno di Wikipedia riassunti generati dall’IA, ma questo progetto è stato abbandonato a causa delle forti proteste da parte dei volontari, contrari a delegare la produzione di informazione agli strumenti automatizzati.
Questo cambiamento nelle abitudini di ricerca e consumo delle informazioni mette alla prova il modello di conoscenza aperta e collaborativa su cui Wikipedia si basa da sempre. I nuovi utenti, soprattutto le generazioni più giovani, preferiscono forme di apprendimento più rapide e immediate, come i video sui social o le risposte dirette offerte dall’IA, al costo però di una perdita di profondità, trasparenza e verifica delle fonti.
In risposta, la Wikimedia Foundation sta lavorando a nuove strategie per tutelare la sua visibilità e sostenibilità, rafforzando collaborazioni con le grandi piattaforme tecnologiche e sviluppando strumenti che garantiscano una corretta attribuzione delle fonti. L’organizzazione lancia un appello diretto agli utenti: è importante non accontentarsi del riassunto, ma visitare le pagine originali, sostenere il progetto e riconoscere il lavoro immenso dei volontari che rendono possibile un sapere gratuito e accessibile a tutti.
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OpenAI lancia Atlas, il browser AI di nuova generazione che sfida Chrome con investimenti da 650 miliardi di dollari
OpenAI ha compiuto un passo strategico significativo entrando nel mercato dei browser con il lancio di Atlas, un browser web di nuova generazione progettato per ridefinire il modo in cui gli utenti interagiscono con i contenuti online. Questo sviluppo rappresenta non solo un’espansione delle capacità di OpenAI oltre il tradizionale ambito delle applicazioni di intelligenza artificiale, ma apre la strada a un nuovo tipo di piattaforma informatica in cui la navigazione web sarà guidata da agenti intelligenti. Atlas si presenta quindi come un elemento chiave della trasformazione della fruizione digitale, facendo prevedere un impatto profondo sull’esperienza utente grazie all’integrazione avanzata di AI.
In un settore altamente competitivo, dove grandi nomi come Microsoft e startup come Perplexity con Comet stanno già integrando funzioni AI nei loro browser, OpenAI mira a controllare più direttamente la relazione tra intelligenza artificiale e contenuti digitali. Questo controllo promette di migliorare significativamente l’efficienza e la personalizzazione della navigazione, mettendo l’utente al centro di un’esperienza più dinamica e proattiva. Attualmente disponibile per dispositivi iOS, Atlas si propone come un passo avanti verso quella che OpenAI definisce un “sistema operativo cognitivo”, capace non solo di rispondere alle richieste ma di anticipare bisogni e preferenze.
Parallelamente a Atlas, OpenAI ha sviluppato un ecosistema complementare che include ChatGPT Pulse, un servizio che offre aggiornamenti proattivi basati sulle conversazioni degli utenti, e Sora, una piattaforma per la creazione e condivisione di video generati da intelligenza artificiale, in diretta competizione con grandi player come Meta e TikTok. Inoltre, l’integrazione di servizi esterni come Spotify, Zillow ed Etsy rende ChatGPT sempre più versatile, permettendo all’utente di fruire di contenuti e servizi direttamente attraverso l’assistente AI.
La strategia di OpenAI è supportata da accordi imponenti con colossi tecnologici come Nvidia, Oracle, AMD e Broadcom, che hanno generato investimenti infrastrutturali da oltre 650 miliardi di dollari. Questi partenariati stanno dando vita alla costruzione di data center su scala mai vista, con l’obiettivo di sostenere la crescita esponenziale della potenza computazionale necessaria per alimentare modelli AI sempre più avanzati. L’intesa con Nvidia prevede la fornitura di fino a 5 milioni di chip, mentre AMD ha offerto un significativo pacchetto azionario come incentivo. Anche Oracle ha firmato un accordo da 300 miliardi, segno della portata e dell’ambizione di questo progetto.
Il piano di OpenAI si basa sulla convinzione che la crescita della potenza hardware porterà a ricavi proporzionali, giustificando gli enormi investimenti, anche in assenza di profitti immediati. Questa visione ha trasformato OpenAI in un epicentro globale dell’innovazione AI, facendo di ogni mossa dell’azienda un evento di mercato che influenza l’intero settore tecnologico.
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/cultura digitale
Sovranità digitale UE: come le app alternative europee rafforzano privacy, sicurezza e autonomia tecnologica
Questo approfondimento mette in evidenza come la sovranità digitale europea non possa prescindere dalla scelta di app e soluzioni tecnologiche sviluppate all’interno dell’Unione Europea. In un panorama digitale dominato da grandi player extraeuropei, prevalentemente statunitensi e cinesi, la progressiva dipendenza da piattaforme esterne rischia di compromettere la capacità dell’Europa di tutelare la privacy dei suoi cittadini, garantire la sicurezza dei dati strategici e preservare la propria indipendenza tecnologica.
La costruzione di un ecosistema digitale sovrano si fonda quindi sull’adozione di app alternative europee, che rispettano regolamenti come il GDPR e offrono maggior trasparenza e controllo agli utenti. Non si tratta di una chiusura protezionistica, ma di una strategia volta a bilanciare il mercato globale, promuovendo una competitività interna che punta su un’autorità normativa più stringente e su valori condivisi. Le applicazioni europee rappresentano un tassello chiave per offrire ai consumatori e alle imprese alternative alle piattaforme dominanti, riducendo il rischio di un dominio tecnologico che sfugge al controllo giurisdizionale e culturale dell’Unione.
Il rafforzamento della sovranità passa anche per iniziative pan-europee come EuroStack, un progetto che mira a creare una filiera tecnologica integrata, dalla connettività al software open source, sostenuta da investimenti strategici e competenze locali. Un ecosistema aperto e interoperabile, capace di ridurre la frammentazione attuale e di rispondere alle esigenze digitali con soluzioni sviluppate nel rispetto della privacy e della sicurezza.
L’adozione di app europee va oltre la semplice sostituzione tecnologica: è un vero e proprio atto di autodeterminazione digitale in cui imprese e cittadini riprendono il controllo sui propri dati e sulle modalità di gestione. Questa scelta contribuisce a ridurre la dipendenza da infrastrutture e servizi esteri, spesso sottoposti a normative e logiche di business molto diverse, oltre a rafforzare la resilienza del sistema digitale europeo.
In sintesi, la sovranità digitale si costruisce anche scegliendo consapevolmente app alternative europee, che rappresentano non solo uno strumento di tutela della privacy e sicurezza, ma anche un modo per sostenere l’innovazione e la competitività del tessuto tecnologico europeo. Questo percorso è fondamentale per preservare un mercato digitale pluralistico, democratico e allineato ai valori europei, in cui gli utenti possano godere di servizi affidabili e conformi al quadro normativo europeo.
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