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L’Italia si distingue per aver dato i natali al primo personal computer al mondo, l’Olivetti Programma 101, un capolavoro di innovazione e design italiano che ha anticipato la rivoluzione digitale. Oggi il Paese affronta la sfida di sviluppare una cultura digitale inclusiva e sostenibile, potenziando le competenze per non restare indietro nella trasformazione tecnologica. In Europa, il percorso verso un cloud sovrano punta a garantire autonomia, trasparenza e sostenibilità, elementi ormai imprescindibili per un’innovazione responsabile. Nel frattempo, Google AI Overview sta cambiando il modo di navigare sul web, causando un crollo del traffico organico dei siti, a dimostrazione di come la tecnologia rivoluzioni costantemente le dinamiche digitali. Queste storie intrecciano passato e futuro, mostrando un’Italia capace di grandi invenzioni e un’Europa in cammino verso una sovranità digitale consapevole. La rivoluzione digitale non si ferma: richiede competenze aggiornate e scelte strategiche per un ecosistema digitale inclusivo e sostenibile.
/tecnologia
Olivetti Programma 101: il primo personal computer al mondo che ha anticipato la rivoluzione digitale con design e innovazione italiana
Sessant’anni fa, nel 1965, l’Italia si affermava come pioniera della rivoluzione informatica con l’invenzione del primo personal computer al mondo, l’Olivetti Programma 101, noto anche come “Perottina”. Questo innovativo dispositivo, progettato da Pier Giorgio Perotto e il suo team di ingegneri a Pisa, fu presentato per la prima volta alla fiera BEMA di New York, suscitando grande stupore e ammirazione. A differenza dei colossali computer dell’epoca, che erano ingombranti e accessibili solo a pochi specialisti, la Programma 101 portava sul mercato un computer tascabile, dalla dimensione compatta e un design rivoluzionario firmato dall’architetto Mario Bellini.
La Programma 101 non era semplicemente una calcolatrice, ma un vero e proprio computer da tavolo programmabile. Poteva eseguire un’ampia gamma di operazioni aritmetiche, memorizzare programmi su schede magnetiche, prendere decisioni logiche automatiche e favorire applicazioni sia nel campo scientifico che commerciale. Il prodotto univa capacità tecniche avanzate a un design moderno e funzionale, elemento distintivo del brand Olivetti, che aveva già conquistato fama internazionale per l’innovazione tecnologica e l’estetica raffinata dei suoi prodotti.
Il racconto di questa invenzione è anche una storia di sfide culturali e industriali. Il gruppo di ricerca guidato da Perotto lavorava quasi in clandestinità, in un contesto aziendale ancora legato alla meccanica tradizionale, con pochi a credere nel potenziale delle tecnologie elettroniche. Pier Giorgio Perotto, con determinazione e lungimiranza, scardinò lo scetticismo dei vertici Olivetti e dei partner americani, affermando che l’uomo doveva adattare la macchina alle sue esigenze, non viceversa. Questo cambio di paradigma filosofico fu cruciale per il successo della Programma 101.
La portata innovativa di questo computer da tavolo fu riconosciuta anche a livello internazionale: la NASA acquistò diverse unità per supportare le operazioni di calcolo complesse durante la missione Apollo 11. Complessivamente, furono prodotte circa 44.000 unità, di cui la maggior parte destinate al mercato estero. Nonostante l’importanza storica e tecnologica, l’Olivetti Programma 101 non ricevette il giusto riconoscimento commerciale e culturale in Italia, un peccato amaro rispetto alla sua incisività nel panorama mondiale dell’informatica.
Il successo e il prestigio dell’Olivetti Programma 101 derivano non solo dalle sue caratteristiche tecniche, ma anche dall’unione di innovazione tecnologica, design italiano e visione umanistica, elementi che resero questo prodotto un caposaldo nell’evoluzione del personal computer. Ancora oggi, a sessant’anni di distanza, questa pietra miliare rappresenta un punto di riferimento imprescindibile nella storia digitale globale, un orgoglio italiano che anticipò le future rivoluzioni informatiche.
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/competenze digitali
Italia e la sfida delle competenze digitali: strategie per una cultura digitale inclusiva e sostenibile
L’Italia digitale si trova oggi a un bivio critico, dove la mancanza di una mentalità digitale diffusa e di competenze adeguate rischia di rallentare la sua evoluzione tecnologica e competitiva. Il problema non riguarda solo l’accesso agli strumenti digitali, ma soprattutto una carenza culturale e formativa capace di impedire al Paese di sfruttare appieno le potenzialità offerte dalla trasformazione digitale. La diffusione delle competenze digitali appare essenziale per superare il digital divide culturale, largamente evidenziato dai dati europei, secondo cui l’Italia si colloca in una posizione arretrata rispetto alla media UE in termini di alfabetizzazione digitale.
Per invertire questa tendenza, sono necessarie strategie coordinate, investimenti continui e un cambio di paradigma nei modelli educativi e lavorativi. La formazione digitale deve coinvolgere tutti, dagli studenti ai lavoratori, passando per i cittadini, con un approccio di apprendimento permanente e inclusivo. Le pubbliche amministrazioni e le imprese sono chiamate a svolgere un ruolo attivo, promuovendo una cultura digitale che non sia solo tecnica, ma anche etica e responsabile, capace di valorizzare la cittadinanza digitale e la partecipazione consapevole.
La Strategia nazionale per le competenze digitali, in linea con le direttive europee, sottolinea l’importanza di sviluppare competenze chiave per il futuro, tra cui quelle specialistiche nel settore ICT, fondamentali per sostenere l’innovazione e la competitività. Il sistema educativo deve rinnovarsi profondamente, garantendo una continuità formativa che accompagni i cittadini lungo tutto il ciclo vitale, dalla scuola all’università, fino al lavoro e oltre. La digitalizzazione non è più una scelta opzionale, ma una necessità per la crescita economica e sociale.
In parallelo, si vuole costruire una società digitale inclusiva e sostenibile, che superi le disuguaglianze di tipo geografico, sociale ed economico, contrastando l’analfabetismo digitale e promuovendo un utilizzo delle tecnologie improntato a principi di equità e non discriminazione. Le tecnologie digitali devono essere un veicolo per un nuovo modello di cittadinanza digitale, favorendo il dialogo e la partecipazione attiva tra cittadini, amministrazioni pubbliche e aziende.
In sintesi, per realizzare una vera transizione digitale, l’Italia deve puntare su un mix di formazione continua, sviluppo delle competenze, trasformazione culturale e innovazione inclusiva. Senza un adeguato investimento nelle competenze digitali e nella diffusione di una mentalità aperta e consapevole, il rischio è quello di restare indietro nel panorama internazionale, perdendo opportunità di crescita e sviluppo sostenibile.
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/cloud computing
Un nuovo orizzonte per il cloud in Europa: autonomia digitale, trasparenza e sostenibilità alla guida dell’innovazione
La questione del cloud sovrano in Europa si pone oggi al centro di un dibattito cruciale, in cui si intrecciano i temi della libertà di scelta tecnologica, della trasparenza nella gestione dei dati e della sostenibilità ambientale. L’Europa si trova infatti nella necessità di affermare la propria sovranità digitale, tutelando i dati e le infrastrutture cloud da influenze esterne, soprattutto extraeuropee. Questa consapevolezza ha dato vita a diverse iniziative volte a creare un ecosistema cloud che sia sicuro, affidabile e conforme alle normative europee, come il GDPR e l’AI Act.
Tra i protagonisti di questa sfida ci sono vari fornitori che si impegnano a offrire soluzioni cloud completamente localizzate in data center europei, garantendo così non solo la conformità legale ma anche un modello di data governance europeo e trasparente. Questo approccio permette alle aziende, pubbliche e private, di mantenere il controllo sui propri dati, evitando il rischio di dipendenza da grandi aziende extra-UE e rafforzando la sicurezza contro possibili interferenze esterne. La scelta di un cloud sovrano implica inoltre l’adozione di pratiche sostenibili, con un’attenzione particolare all’efficienza energetica e all’uso di energie rinnovabili secondo le direttive dell’Unione Europea, sostenendo così un mercato digitale responsabile e green.
Un altro aspetto rilevante è la libertà di scelta tecnologica e la promozione di un modello interoperabile, che evita il lock-in proprietario e permette di connettere dati e servizi in modo aperto e sicuro. Inoltre vari progetti e iniziative open source contribuiscono a diffondere questa visione europea di un cloud libero e collaborativo. L’idea è quella di costruire un’infrastruttura solida e indipendente, capace di sostenere la digitalizzazione del continente senza rinunciare al rispetto dei valori fondamentali e alla protezione della privacy.
Il cloud sovrano rappresenta quindi non solo una scelta tecnologica, ma un impegno strategico verso un’Europa più autonoma, sostenibile e trasparente. Le imprese e la pubblica amministrazione trovano in questa nuova forma di cloud un vero e proprio partner per la trasformazione digitale, che assicura qualità, sicurezza e un’identità digitale europea. Grazie a certificazioni avanzate e registri pubblici come CISPE, questo modello digitale si propone di tutelare in modo rigoroso i dati e di sostenere concretamente la crescita di un ecosistema digitale europeo aperto e responsabile.
In conclusione, il cloud sovrano europeo si configura come un pilastro fondamentale per assicurare libertà, trasparenza e sostenibilità nel panorama digitale, promuovendo un equilibrio fra innovazione tecnologica e tutela dei diritti, elementi indispensabili per uno sviluppo digitale sano e duraturo nel tempo. Questa scelta rappresenta una bussola per il futuro digitale europeo, segnata dalla volontà di mantenere controllo, sicurezza e responsabilità all’interno dei confini continentali.
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/intelligenza artificiale
Google AI Overview: la rivoluzione che fa crollare il traffico organico dei siti web
Google ha introdotto una svolta epocale nel modo in cui gli utenti fruiscono delle informazioni online con la sua nuova funzione chiamata AI Overview. Questa tecnologia di intelligenza artificiale genera riassunti sintetici e completi direttamente nella pagina dei risultati di ricerca (SERP), offrendo risposte immediate senza bisogno di cliccare sui link tradizionali. Questo cambiamento ha avuto un impatto profondo e immediato sul traffico organico dei siti web. Da più parti, editori e analisti hanno rilevato un crollo significativo dei clic verso i siti web che prima ricevevano visite costanti tramite Google.
Secondo uno studio di Pew Research Center del luglio 2025, quando appare un AI Overview in cima ai risultati di ricerca, gli utenti sono quasi due volte meno propensi a cliccare sui link esterni rispetto a quando questa funzione non è presente. I dati indicano che il tasso di clic sui risultati si dimezza, passando dal 15% all’8%, e solo l’1% clicca sui link all’interno del riepilogo sintetico. Questa tendenza altera radicalmente il funzionamento tradizionale della ricerca online: gli utenti ottengono la risposta direttamente nella pagina di Google, consumando le informazioni sul motore di ricerca anziché visitare i singoli siti.
Le conseguenze per i publisher sono drammatiche: piattaforme note come New York Times, HuffPost e Washington Post hanno registrato crolli del traffico organico compresi tra il 25% e il 55% negli ultimi anni, con un calo continuo nei primi mesi del 2025. La riduzione del traffico sta mettendo a dura prova il modello di business delle testate giornalistiche online e dei siti informativi, tanto che alcune redazioni hanno dovuto ridurre il personale, citando come causa un calo nei visitatori indipendente dalla loro attività editoriale.
L’adozione di sistemi di intelligenza artificiale generativa come ChatGPT e AI Overview sta portando a un fenomeno noto come zero-click search, dove la ricerca non sfocia più in visite esterne ma si conclude all’interno del motore stesso. Un’analisi di Ahrefs ha evidenziato che il primo risultato organico perde mediamente il 34,5% dei clic quando la query presenta un AI Overview. Il traffico referral fornito da Google verso siti esterni mostra un trend discendente generalizzato, con editori importanti che chiamano a raccolta il settore per ripensare ai modelli di monetizzazione e all’intero ecosistema dell’informazione digitale.
Questa trasformazione segna un cambiamento epocale nel rapporto tra motori di ricerca, utenti e contenuti editoriali: Google sta evolvendo da semplice motore di ricerca a motore di risposte, offrendo un accesso sempre più immediato e sintetico al sapere, ma a scapito della visibilità e del traffico di chi produce contenuti. Di fronte a questa rivoluzione, gli operatori dell’informazione sono chiamati a innovare per mantenere la rilevanza e sostenere il proprio modello economico in un contesto in rapidissima evoluzione digitale.
In sintesi, Google AI Overview ha trasformato profondamente il traffico organico verso i siti web, portando a una drastica diminuzione dei clic e a una nuova modalità di fruizione delle informazioni che privilegia sintesi e immediatezza su Google stesso, con impatti rilevantissimi sull’ecosistema editoriale e sul modello tradizionale della ricerca online. Questa era segna una svolta decisiva nella storia della ricerca su internet, con ripercussioni che già oggi costringono editori e publisher a ripensare strategie e contenuti.
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